venerdì 20 settembre 2013

il commissario ricciardi (m. de giovanni)

Qualche anno fa la mia cara amica Geppina mi suggerì di leggere l'esordio letterario di un autore che, secondo lei, avrebbe fatto rumore e clamore. Sapendo che mi piacevano i gialli e le atmosfere noir, mi consigliò quello che sarebbe stato il primo libro della serie del Commissario Ricciardi.

È chiaro che ora è difficile parlare di un libro, di una serie di libri, che hanno avuto tanto successo, ma ho un legame forte e particolare con questi libri.

Potrei parlare del modo con cui personaggi sono descritti, di brani e passaggi che sembrano fotografie in bianco e nero, di una fase investigativa a dir poco suggestiva grazie a questo rapporto con le 'anime', ciò che viene definito il fatto.

Ma sostanzialmente mi restò un'idea fortissima in mente: Ricciardi è Napoli.
L'incarnazione cioè di un qualcosa che è ben lontano dallo stereotipo pizza, mandolino e anema' e core. Ma che invece è il rispetto per la diversità, la sospensione del giudizio, l'esercizio costante della pietà e della misericordia, la comprensione degli errori come parte di un'umanità in cui nessuno è senza peccato.
Sentimenti che a Napoli sono spesso mascherati dietro lo sberleffo, l'ostentazione e l'esternazione di certi atteggiamenti estremi,  come Pulcinella appunto.

Negli anni la città è cambiata, forse in peggio, ma nei racconti di De Giovanni si sente ancora il rumore, anzi il suono di quella città dove ora i munacielli, le anime, usanze antiche di tradizione millenaria, le stesse canzoni, sono spesso zittiti dal traffico, dai centri commerciali naturali, da una specie di movida continua.

Quel suono, secondo me molti lo portano ancora dentro. De Giovanni forse ne è un custode, tra gli ultimi. Ricciardi è la rivalsa di Napoli contro una presunta modernità che ne sta cancellando lentamente e inesorabilmente l'identità.

Se volete capire Napoli, partire dal Commissario Ricciardi.

Buona lettura






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