domenica 29 novembre 2015

oggi in chiesa

Oggi in chiesa c'era uno, forse mio coetaneo, che non avevo mai notato.
Sembrava fosse immerso in una dimensione sua, unica, incomunicabile.
Alzava la testa ogni tanto, ma senza proferire nessuna parola. Si vedeva che ripeteva le preghiere in cuor suo, ma senza che ce ne fosse un minimo segno evidente, se non un modificare in modo appena impercettibile lo sguardo.
Anche con la testa abbassata, aveva lo sguardo era rivolto in una direzione nota solo a lui.
Al passaggio del cesto delle offerte ha guardato il questuante ma ho capito che era un riflesso condizionato, gli occhi erano ancora in quel luogo accessibile solo a lui.
Raramente avevo visto una tale concentrazione.

Ho immaginato quale peso dovesse avere sul cuore, per chiudersi in quel modo. Quali affanni lo dovessero stringere in un morsa così stretta che non gli consentiva un rapporto con il mondo esterno.
Però poi mi sono detto che non era giusto assegnare arbitrariamente un dolore, una colpa, un rimorso.
Magari era un "buon cristiano" che si concentrava sulle preghiere e sul rito, al contrario di me che perdevo solo tempo a guardare gli altri.

Al segno della pace non ho avuto esitazioni:ci siamo scambiati un sorriso sincero e cordiale oltre a stringere le mani. Ho capito che la sua era una scelta, un modo di essere in quel momento in quel luogo.

Usciti da chiesa, ognuno è andato in direzioni diverse.
Ognuno è ritornato a essere uno sconosciuto per l'altro.
Eppure ci siamo detti molto.







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