@MonicaRBedana ne parla da un bel po'.
L'avevo comprato e messo in bella vista ma quasi ne avevo paura. Quando mi viene suggerita una lettura, spesso temo di rimanere deluso perché lil rapporto con un libro rimane un fatto squisitamente personale: non volevo farmi influenzare dalle ottime cose che avevo letto.
Ieri, ho capito che era arrivato il momento. Non l'ho più lasciato. L'argomento è il più difficile e doloroso da trattare ma il linguaggio con cui la vicenda viene narrata è asciutto, secco, preciso. Anche i capitoli sono brevi, intensi, chirurgici quasi.
Ci sono la perdita di un figlio e il conseguente gesto, un'azione simbolica che riavvicina i personaggi in modo doloroso ma necessario.
"Apri gli occhi" è un romanzo verticale, che si sviluppa in un'ascesa in montagna e in una discesa nell'intimo dei genitori che trovano la forza di non affidarsi alle parole ma ai paesaggi, al bosco, all'aria delle dolomiti per tirare fuori la forza di abbracciarsi, di piangere e piangersi, senza credere illusoriamente che si possa ricominciare (non è possibile) ma accettando il cambiamento come passaggio verso una nuova (ma ignota) destinazione. Un luogo oppure una situazione che comprende il riappropriarsi del sé.
In alcuni momenti, la tensione emotiva è inarrestabile ma il lettore sa bene che in questo duplice movimento verso l'alto e verso il basso, le lacrime debbono essere accettate; in questa nuova e conquistata consapevolezza, il ricordo, sia pure struggente, consentirà la pacificazione con i propri gesti e i propri pensieri e il proprio vissuto.
Il lavoro di sottrazione deve essere stato lungo e sofferto vista la brevità con cui l'intera storia è raccontata ma il risultato premia questo sforzo. Si può pregare recitando il Pater Nostro oppure salendo in silenzio su un percorso di montagna. "Apri gli occhi" è la preghiera di chi ha avuto il coraggio di guardarsi dentro confidando sulla forza prodigiosa di un rapporto sincero e onesto.
Solo così si può liberare lo sguardo.
Buona lettura (grazie Monica).