martedì 25 marzo 2014

allacciate le cinture

Ozpetek ci aveva abituato a certi personaggi, a certe atmosfere. In alcuni casi si era costruito egli stesso il proprio ed i propri cliché. In questo film invece, ha il coraggio, senza rinnegarsi, di andare oltre e di alleggerirsi. La leggerezza, punto centrale di questo modesto blog nel quale raccolgo i miei pensieri, è un percorso, una ricerca che in alcune scene è tangibile, misurabile. Dialoghi contenuti, parole misuratissime, e sguardi, piani sequenza, lunghissimi.

La vita, la nostra vita, è raccontata senza quasi più cinismo: resta solo comprensione, partecipazione anche verso ciò che pensavamo, pensiamo essere, lontano, diverso, dissimile.

Tutti gli attori sono impressionanti per bravura e senso della misura - la coppia Ricci-Signoris è da manuale e il cameo da vaiassa di Luisa Ranieri è irresistibile - ma la Smutniak è semplicemente perfetta. Una Filumena Marturano del terzo millennio che non trova più le parole per dire ciò che non si può dire e si affida alla ripetizione degli avverbi (così, così, così), lasciando alla profondità del suo sguardo l'espressività più intensa.

Ozpetek costruisce una storia in cui il dramma non diventa mai tragedia e l'allegria non degrada mai in farsa. Si potrebbe obiettare che i personaggi sono troppo belli, troppo 'giusti' ma questo non è un film realista o neo-realista.

Questo è un film, una storia sul come sia possibile superarsi, affidandosi a ciò che di vero portiamo con noi. Sul come sia possibile lasciarsi alle spalle i pesi delle convenzioni e dei (pre)giudizi che spesso noi stessi costruiamo attorno al nostro cuore.

La leggerezza, che doveva essere il fulcro di Cuore Sacro, Ozpetek la trova qui, in modo (apparentemente) più semplice.

Avrei solo preferito che a chiusura del film sulla spiaggia, ci fosse la versione di Cocciante di 'A mano a mano'. Quella di Rino Gaetano è carica di una rabbia che non rappresenta bene la carezza che questo film incarna. Sì, questo film è una carezza.

Buona visione.

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