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"Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo num...

domenica 22 giugno 2014

biancosale (s. stravato)

Arrivo alla poesia quasi per sbaglio dopo anni di letture varie ma volutamente di difficoltà crescente. Incredibilmente è twitter che mi ci ha quasi portato per mano quando ho iniziato a scegliere le persone da seguire per la qualità di certi tweet e anche per certi rimandi a cose un po' più serie.
La necessità di una sintesi più efficace, forse anche perchè con l'età si vuole una fotografia più essenziale, e la ricerca di un qualcosa che fosse al tempo stesso sostanza e forma, mi hanno condotto e cercare sempre di più versi e poesia.

Ho avuto e ho la fortuna di avere letterati e poeti tra le mie amicizie, ma questo non mi ha consentito di rendere più veloce un processo che rimane intimo e personale. Con i suoi tempi e la sua specifica velocità.

Iniziando a leggere i tweet di Stefania Stravato sono arrivato alle sue poesie e al suo blog (http://www.rossovenexiano.com/blogs/stefania-stravato).
Lentamente queste poesie mi si sono letteralmente attaccate addosso. Le leggevo e poi mi capitava di ripensarle, di aver voglia di rileggerle, di capire se mi avessero detto tutto. Avevo (e ho ancora) la sensazione che siano mutevoli e che offrano sempre nuovi spunti.
Ora Stefania ha pubblicato il suo primo libro: bellissimo. Non so se questa prima raccolta è una sua personalissima antologia o ci sono altri fili conduttori. Di sicuro è un viaggio intenso nella vita e nelle emozioni.

Binacosale è un insieme di onde, così mi piace descriverlo. Alcune sono quelle onde leggere che arrivano a bagnarti i piedi durante una passeggiata sulla riva al calar della sera. Altre sono quelle onde forti, grandi dove riesce difficile nuotare e non si sa mai se abbandonarsi oppure orgogliosamente cercare di affrontarle, sapendo di perdere. In ogni caso provocano una reazione, non possono lasciare indifferenti. Sono versi sensuali, intendendo con ciò proprio la capacità della parola di procedere dai sensi e per i sensi.

I versi di Stefania sono infine potenti, ecco, "potenza" è forse il sostantivo esatto.
Una potenza che nasce dalla volontà, la necessità quasi, di vivere e viversi senza mai accontentarsi di un qualsiasi surrogato. L'autenticità ricercata nel dolore, nella gioia, nell'amore, nel distacco, in tutte le espressioni dell'individuo.

Trascrivo qui - col permesso dell'autrice - la mia preferita.

Gli occhi stretti addosso

Ci terremo gli occhi stretti addosso
nessun luogo sulla pelle
perderemo
per stare in ginocchio
di spalle al mare e leccarci
l'intimità di mille baci
lungo le ore di un istante troppo breve
troppo vicino alla morte

innocenti di un peccato commesso
in mezzo ad un mattino di cui nulla sapevamo

superbi noi 
di questo stupido amore antico
che ancora cerca l'acqua nel deserto

sopravvissuti 
ai falò di conchiglie 
quando arsero estati e canti sulle tempie.

Buona lettura

S. Stravato, Biancosale, Ed. LietoColle


P.S.: Credo che in questo paese, in questo momento storico, leggere di sera un libro di poesia - spegnendo la tv - sia un atto veramente rivoluzionario.

venerdì 20 giugno 2014

tango (dalla / mannoia)

Ci sono giorni di sole e poi pioggia e poi sole ancora.
Pieni di nuvole e pensieri e immagini confuse. Ci si aggrappa alla musica sperando che possa chiarire, possa aiutarti a viaggiare con serenità nei tuoi meandri.

Ci sono canzoni che sono porte tra passati ancora da esplorare e futuri tutti da decidere.
Ci sono canzoni che sono porte tra le parti di sè, quello oscure e misteriose e quelle più sfacciate ed  evidenti. Tutte importanti.
Tango è una di queste. Una delle canzoni che mi appartengono. Una canzone che appartiene a molti tra noi: ne sono certo.
E l'interpretazione di Fiorella Mannoia, che pure è capace di trasformare le cover, di riappropriapersene, qui invece è rispettosa, come un ultimo e doveroso tributo a un grande.

Hai gia' preso il treno
io alle dieci avevo lezione di tango
quanta brillantina e coraggio mi mettevo
guarda oggi come piango.
Hai piu' preso il treno
quella donna che tangava con furore
nei locali della croce rossa
fuori era la guerra nel suo cuore
nel suo cuore tanto tango
da unire il cielo con la terra.

Hai piu' preso il treno mi son guardato intorno
ho viaggiato cento notti per arrivare di giorno
ho letto libri antichi e preoccupanti
poi arrivati a Torino
ci siamo commossi in tanti per quel tango
ballato dal bambino.
Coltello frai denti fiori in mano
ballava con aria di questura e l'occhio lontano
stava per accadere il miracolo il cielo da nero a rosso
ma il treno si e' fermato li' e non si e' piu' mosso.

Hai piu' preso il treno
ci siamo spinti senza avere fretta
ci siamo urlati nell'orecchio senza darci retta
mentre il tango si perdeva in un mare lontano
dov'e' la tua testa da accarezzare dov'e' la tua mano.
Ora ci mostrano i denti e i coltelli
ci bucano gli occhi non ci sono tanghi da ballare
bisogna fare in fretta per ricominciare
tutte le stelle del mondo per un pezzo di pane
per la tua donna da portare in campagna a ballare
per un treno con tanta gente che parte davvero
per un tango da ballare tutti insieme
ad occhi aperti senza mistero
Morena e' lontana e aspetta, suona il suo violino ed e' felice
nel sole e' ancora piu' bella e non ha fretta
e sabato e' domani, e sabato e' domani...



Buon ascolto


giovedì 5 giugno 2014

questione morale

Intervista di Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari, «La Repubblica», 28 luglio 1981
«I partiti non fanno più politica», dice Enrico Berlinguer. «I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia».
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. [..]

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.

Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?

[..]
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
[..]
Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
[..]
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.