venerdì 22 marzo 2013

l'odore del mondo

Ciascuna città, ve lo posso assicurare, ha il suo profumo.
(E. M. Forster, Camera con vista, 1908)

Uno dei motivi per cui mi piace arrivare con l'aereo in una nuova città, è perchè si coglie subito il profumo diverso.
Con qualsiasi altro mezzo, la differenza è graduale e spesso l'assuefazione al nuovo odore è così lenta che non si colgono immediatamente le differenze. C'è bisogno di più tempo.

Con l'aereo invece c'è quell'attimo in cui si passa al gate, giusto un brevissimo istante. Ma solo dopo avviene il vero e proprio shock olfattivo, quando si esce dall'atmosfera controllata e stantia del nonluogo e si respira all'aria aperta. In quell'attimo, mi piace chiudere gli occhi e analizzare bene gli odori che arrivano. Alcuni sono irriconoscibili, altri fastidiosi, altri più noti: è un bouquet composito, con vari registri. Nella sua diversità si fissa nella nostra memoria in modo indelebile. 
Spesso pensando a quei momenti sento quel profumo: una dolcissima sinestesia.

Non è quel sentire netto e preciso, di dettaglio, che si ha - ad esempio - passeggiando la domenica al Jardin du Luxembourg quando arriva il profumo delle baguette; o ancora, l'odore acre che regna stabilmente nella zona dei dock sul Tamigi. 
È un'impronta olfattiva generale e complessiva che resta per sempre legata a quella città. 
Imperfetta, certamente, come tutte le generalizzazioni e gli stereotipi: necessaria per il nostro personale carnet di ricordi e sufficiente a rappresentare una diversità, una differenza di prima istanza.
Negli anni, tornando negli stessi posti, ho quasi sempre ritrovato quell'impronta. 

Odorare il mondo: già questo - da solo - sarebbe un buon motivo per viaggiare. 


Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi.

(P. Süskind, Il Profumo, 1985)







mercoledì 20 marzo 2013

la pirdunanza (v. ciminiello)

Mi sembrava giusto leggere questo libro nei giorni di Quaresima, in prossimità delle celebrazioni della Settimana Santa.
La Pirdunanza è la storia di un suicidio che poi si svela essere un omicidio: è apparentemente un giallo, ma in realtà cela molte possibili letture, come tutti i libri ben riusciti.

È un affresco sulla Sicilia degli anni '50 e di gran parte del nostro Meridione dove riti arcaici si intersecavano, ancora per poco, con la civiltà contadina. In questi riti arcaici il Cristianesimo era prepotentemente entrato a dettare certi tempi, a dare quasi un ritmo alle esistenze. La Pirdunanza è appunto uno di questi riti della Pasqua.

È una fotografia dei contrasti sociali che si iniziano a palesare e soprattutto della perdita irrimediabile di antiche letterature tramandate ancora oralmente. La figura del carabiniere è bellissima.

È anche un leggero saggio filosofico sul peccato, sulla ragione, sulla scienza e sulla fede. Temi appena accennati, certo, ma presenti.

Libro scritto in forma barocca, con dovizia di descrizioni e particolari. Ma in una forma che è leggera, mai noiosa. Ci si sente al centro della vicenda con la giusta curiosità verso le cose, le persone e i sentimenti.

Un libro nel quale si giudica raramente. Il narratore e il suo alter-ego, pur non disdegnando prese di posizione chiare nei confronti dell'autorità, delle ipocrisie sociali, e un malinteso senso del peccato, osservano gli eventi con la consapevolezza fondamentale che il rispetto, per sé e reciproco, può essere una guida fondamentale. Una pietas che non diventa mai accondiscendenza.

"la verità a volte nel venire a galla preferisce farsi precedere dall'errore, per accrescere nell'attesa il suo già inestimabile valore"

Buona Lettura

venerdì 15 marzo 2013

canto di primavera (banco del mutuo soccorso)


L'odore degli zingari è come il mare
come il mare arriva e non sai da dove
l'odore degli zingari è come il mare
e primavera è oltre il suo cielo chiaro
non porta più leggende da raccontare
ma ti sorprende come una malattia.
La primavera è altro che un cielo chiaro
è grandine veloce sui tuoi pensieri
ti cresce all'improvviso dentro la testa
e scopri che hai bisogno di questo sole
e non ti fa paura la sua allegria
ma ti sorprende come una malattia.
Arriva all'improvviso,
arriva come il mare
e non sai mai da dove.
Arriva come il mare,
arriva all'improvviso
e non sai mai da dove.
La primavera è altro
che un cielo chiaro
è grandine veloce sui tuoi pensieri
arriva come il mare e non sai da dove.


giovedì 7 marzo 2013

tweet di un discorso amoroso (r. cotroneo)

Il titolo del nuovo libro di Roberto Cotroneo chiarisce subito il suo riferimento, quasi a definire gli  spazi e i tempi che saranno attraversati. Abbiamo davanti a noi una raccolta di 76 frammenti appunto, che ci portano in un tipo di narrazione solo apparentemente disordinata.

È una riflessione sul linguaggio, sullo scrivere, sul guardare. È uno sguardo privilegiato sul mondo e sul tempo, sulla cinematica delle emozioni ed infine, sulla dinamica delle interazioni che esistono sui social network, e su Twitter in particolare, dove il limite degli spazi ha creato e crea interessanti prospettive.

Personalmente, su Twitter, ho assistito al lavoro di Cotroneo che ha usato (e usa ancora) il network  come laboratorio, come viaggio verso nuovi territori non necessariamente o unicamente letterari.
Un laboratorio del quale sono un felice spettatore e deciso sostenitore.

Qui invece siamo in presenza di una riflessione che - sia pure frammentata - è profonda e spesso si confronta con figure di rilievo. Non farò l'elenco, ma mi piace solo evidenziare il frammento, tenero e dolce, in cui compare Maria Corti.

Un libro denso in sé, senza dubbio; denso di concetti, di ricordi e di musica, ma connotato da un silenzio di fondo nel quale si muove un bambino. Attento e solitario.
Un bambino attento a guardare il mondo e contemporaneamente a guardare il modificarsi della  propria interiorità.
Un bambino solitario non perchè rifiuti il mondo, ma anzi perchè lo ama e ne è riamato e quindi deve porsi a distanze via via differenti per coglierne e alternare particolari e panoramiche.

A riflessioni sul tempo, sulla modernità e sulla velocità, si affiancano frammenti di pura intimità.
Alcuni sono più oscuri, di notevole bellezza.
Altri sono più chiari, commoventi in certi passaggi.
Il ricordo di una fotografia fatta al mare anni addietro, si accomoda di fianco alla considerazione sull'uso dei social network ai tempi dello smartphone.

Un autoritratto analogico, sviluppato, scansionato, manipolato e infine condiviso: forse questo è.

Durante la lettura ci si ritrova a interrogarsi sulla propria relazione con sè e con il mondo.
Però è anche un libro dove gli elementi materiali sono presenti e importanti. Si sente il suono del vento, si comprende l'importanza della luce, si percepisce il richiamo della bellezza del mare, della sabbia e delle conchiglie.

Ma più di tutto si sente la potenza dell'amore, capace di trasformare il modo in cui si guarda il mondo.

"Oggi il cielo sta cambiando, il tempo si fa diverso. E il vento parla una lingua che conosco bene."

Un libro di cui si parlerà.
Buona lettura.