Come tutti i diari è frammentato, discontinuo, senza una forma ricercata, imposta dalla scrittura. Ma come tutti i diari, presenta delle crepe, delle fessure attraverso le quali si può vedere qualcosa in più.
Ci sono dei momenti di assoluta comicità in cui, Pag. 98 ad esempio, si parla di fidanzati e poi due righe dopo di un ex. Sorge spontaneo chiedersi la differenza quale sia ! Nella stessa pagina si parla di un lutto atroce, il più grande che un padre possa avere. I registri si alternano come se la scrittura dovesse riflettere questo continuo succedersi di pensieri. La pagina in cui Saša racconta del marito e della sua scelta di re-iniziare con lei a camminare è davvero commovente, così il suo guardarsi e raccontare/rsi le ferite è molto particolare, intenso.
C'è lei che ricorda la sua infanzia, la perdita prematura del padre, gli USA, il rapporto con la madre; c'è molto ma in un misura che consente empatia senza entrare in un dettaglio che sarebbe invasivo e forse inutile. Ci sono infine, e questo non deve essere sottovalutato, la compassione e la sincera partecipazione per chi in un ospedale si reca per cose più gravi in un confronto che riduce naturalmente la tendenza del proprio ego a occupare tutti gli spazi possibili.
"L'unica foto di me che c'è in tutta la casa.": pag.132, la felicità è una lastra del torace appesa come una opera della pop-art. Bellissima.
Buona lettura.
Con un buco nel cuore: è qui.
Non saprei dire quanto questo effetto sia voluto e quanto invece si proprio il risultato della scrittura stessa che libera energie e memorie sopite.
Si parlava con Saša dell'imprevedibilità di certe diagnosi e di come possano spalancare abissi inattesi. Nel mio caso si è trattato di un qualcosa preso sul nascere e quindi di impatto veramente minimo. Nel suo caso invece, il cuore si è dovuto aprire in tutti i sensi. Lei si è posta con la massima razionalità possibile di fronte al percorso che l'attendeva ma nel diario è evidente questa costante ma decisa azione contraria, in cui il raziocinio lascia pian piano il campo a qualcosa di più dolce che non è rassegnazione ma la consapevolezza che il controllo assoluto non esiste.
Ci sono dei momenti di assoluta comicità in cui, Pag. 98 ad esempio, si parla di fidanzati e poi due righe dopo di un ex. Sorge spontaneo chiedersi la differenza quale sia ! Nella stessa pagina si parla di un lutto atroce, il più grande che un padre possa avere. I registri si alternano come se la scrittura dovesse riflettere questo continuo succedersi di pensieri. La pagina in cui Saša racconta del marito e della sua scelta di re-iniziare con lei a camminare è davvero commovente, così il suo guardarsi e raccontare/rsi le ferite è molto particolare, intenso.
C'è lei che ricorda la sua infanzia, la perdita prematura del padre, gli USA, il rapporto con la madre; c'è molto ma in un misura che consente empatia senza entrare in un dettaglio che sarebbe invasivo e forse inutile. Ci sono infine, e questo non deve essere sottovalutato, la compassione e la sincera partecipazione per chi in un ospedale si reca per cose più gravi in un confronto che riduce naturalmente la tendenza del proprio ego a occupare tutti gli spazi possibili.
"L'unica foto di me che c'è in tutta la casa.": pag.132, la felicità è una lastra del torace appesa come una opera della pop-art. Bellissima.
Buona lettura.
Con un buco nel cuore: è qui.
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