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giovedì 21 gennaio 2016

con un buco nel cuore (s. perugini)

Apparentemente è il diario di una diagnosi, della preparazione, dell'intervento operatorio e della fase di convalescenza dell'autrice che si sottopone ad un intervento al cuore.
Come tutti i diari è frammentato, discontinuo, senza una forma ricercata, imposta dalla scrittura. Ma come tutti i diari, presenta delle crepe, delle fessure attraverso le quali si può vedere qualcosa in più.

Non saprei dire quanto questo effetto sia voluto e quanto invece si proprio il risultato della scrittura stessa che libera energie e memorie sopite. 

Si parlava con Saša dell'imprevedibilità di certe diagnosi e di come possano spalancare abissi inattesi. Nel mio caso si è trattato di un qualcosa preso sul nascere e quindi di impatto veramente minimo. Nel suo caso invece, il cuore si è dovuto aprire in tutti i sensi. Lei si è posta con la massima razionalità possibile di fronte al percorso che l'attendeva ma nel diario è evidente questa costante ma decisa azione contraria, in cui il raziocinio lascia pian piano il campo a qualcosa di più dolce che non è rassegnazione ma la consapevolezza che il controllo assoluto non esiste.

Ci sono dei momenti di assoluta comicità in cui, Pag. 98 ad esempio, si parla di fidanzati e poi due righe dopo di un ex. Sorge spontaneo chiedersi la differenza quale sia ! Nella stessa pagina si parla di un lutto atroce, il più grande che un padre possa avere. I registri si alternano come se la scrittura dovesse riflettere questo continuo succedersi di pensieri. La pagina in cui Saša racconta del marito e della sua scelta di re-iniziare con lei a camminare è davvero commovente, così il suo guardarsi e raccontare/rsi le ferite è molto particolare, intenso.

C'è lei che ricorda la sua infanzia, la perdita prematura del padre, gli USA, il rapporto con la madre; c'è molto ma in un misura che consente empatia senza entrare in un dettaglio che sarebbe invasivo e forse inutile. Ci sono infine, e questo non deve essere sottovalutato, la compassione e la sincera partecipazione per chi in un ospedale si reca per cose più gravi in un confronto che riduce naturalmente la tendenza del proprio ego a occupare tutti gli spazi possibili.

"L'unica foto di me che c'è in tutta la casa.": pag.132, la felicità è una lastra del torace appesa come una opera della pop-art. Bellissima.

Buona lettura.
Con un buco nel cuore: è qui.

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