quelli che il mio partito è a vocazione maggioritaria
quelli che l'AIDS è una falsa notizia
quelli che tagliano i fondi alle famiglie di disabili
quelli che io a B. non la darò mai
quelli che chiedono cosa sono 135 donne uccise su 60 milioni di italiani
quelli che fanno il plastico della casa dell'omicidio
quelli che B. era sotto di lei mentre l'altra ...
quelli che i dati sul cancro non li puoi presentare perchè non sei autorizzato
quelli che ogni due anni cambiano i testi scolastici
quelli che in 40 ore ho preso l'abilitazione all'insegnamento della lingua inglese
quelli che il referendum sull'acqua pubblica non significa nulla
quelli che mi hanno comprato casa a mia insaputa
quelli che voto D. perchè è intelligente
quelli che voto C. perchè è un moderato
quelli che voto G. perchè se ne devono andare tutti
quelli che voto B. perchè a suo modo è un rivoluzionario
quelli che il tunnel del neutrino
quelli che si aumentano le stock-option mentre l'azienda fallisce
quelli che la camorra è in Campania e la Ndrangheta è in Calabria
quelli che si fa ma non si dice
quelli che benpensano
quelli che hanno messo gli assorbitori dinamici di vibrazione rotti nelle nuove costruzioni antisismiche
quelli che le new town
quelli che non mi hanno lasciato fare le riforme che volevo
quelli che poi dopo mi dimetto e vado in Africa
quelli che bisognerà rivedere la reversibilità delle pensioni
quelli che vorrei un posto in senato anche per mia moglie
quelli che mi faccio l'Università privata
quelli che mi prendo la laurea in Romania
quelli che con la bandiera mi pulisco il sedere
quelli che mio cognato ha la casa a Montecarlo
quelli che sono miei amici di famiglia
quelli che dammi il cartellino che lo timbro anche per te
quelli che oggi prendo una giornata con la legge 104 anche se mia madre abita a 200 km
quelli che non mi compete
quelli che non conosco l'argomento ma vorrei intervenire lo stesso
quelli che bisogna fare le riforme
quelli che il problema è un altro
quelli che una nuova legge elettorale è improcrastinabile
quelli che i giorni dedicati ai disabili devono essere conteggiati prima della pensione
quelli che ho cumulato quattro pensioni perchè mi spettavano
quelli che la ricevuta non te la posso fare perchè
quelli che in questo reparto di terapia intensiva sbatto le porte come e quando voglio
quelli che nel bando di gara non era richiesto di analizzare se il processo di riciclo del rifiuto fosse corretto
quelli che con i proventi del libro ho comprato una casa a mia figlia
quelli che l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio
quelli che primus super pares
quelli che erano cene eleganti
quelli che avevo al telefono il premier turco
quelli che ce lo chiede l'Europa
quelli che la sinistra governa i mezzi d'informazione
quelli che io non ho mai smesso di essere democristiano
quelli che la padania
quelli che il debito pubblico è aumentato ma l'ho già trovato altissimo
quelli che se non ci fosse il sud sarebbe la prima potenza economica d'Europa
quelli che il sud ha bisogno di infrastrutture e sgravi fiscali
quelli che da grande voglio fare il medico perchè è l'unica possibilità di fare soldi studiando
quelli che la biblioteca alle sei di sera chiude altrimenti dobbiamo pagare lo straordinario
quelli che tutti devono pagare la stessa quota per la refezione
quelli che Rita Levi Montalcini è una p.
quelli che i giovani dovranno costruirsi da soli il loro futuro
quelli che ti pago 500 Euro al mese con p.iva. e ringraziami che c'ho la fila dietro la porta
quelli che la barca l'ho intestata ad una società in Lussemburgo come mi ha detto il commercialista
quelli che "ma tu non scarichi nulla ?"
basta
Pagine
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mercoledì 27 novembre 2013
sabato 23 novembre 2013
la necessità di una piazza
Ieri, 22/11/2013, Blowin' the web di Cotroneo, su Sette del Corriere della Sera, suggeriva ancora una volta un tema centrale della modernità, o meglio, della post-modernità: l'assenza del tempo e del cammino.
Si ricordava che viviamo, grazie all'evoluzione tecnologica, in un mondo nel quale il tempo è un eterno presente e dove le generazioni non sono più distinguibili. Data l'assenza del tempo, il padre non potrà raccontare al figlio ciò che ha vissuto perché entrambi condividono un tempo, falso, che non li differenzia più.
Cotroneo attribuisce ciò anche al fatto che non ci sono più "cammini"; è difficile delineare dei percorsi individuali che poi vanno raccontati, comunicati e assimilati. I rapporti tra le persone avvengono in una piazza virtuale (web, tv, social) dove si sta tutti insieme e nello stesso istante tutti dicono le stesse cose. A mente fredda è un inferno che neanche Dante avrebbe immaginato così crudele.
Ieri sera, per quelle coincidenze alle quali sono affezionato, sono andato a sentire la presentazione di un saggio che si preannuncia molto interessante: "La questione giovanile bella società post-moderna" di Claudio Marotti (Ed Aguaplano). L'analisi che Claudio ci ha presentato nelle due ore che ha avuto a disposizione è stata semplice e lineare. La si può riassumere con il fatto che in pochi si sono accorti della mutazione antropologica avvenuta in pochi anni e che ha radicalmente modificato alla radice certi prerogative dell'essere umano. Claudio ha ricondotto la questione giovanile all'interno di questa mutazione antropologica quasi come un corollario.
Non voglio fare il sociologo da quattro soldi ma entrambe le voci, in modi e tempi diversi, raccontano la stessa cosa: l'inadeguatezza di modelli culturali che surrogano, per sete di profitto e/o semplicemente per ignoranza, l'essenza degli individui.
Credo, personalmente, che la situazione italiana sia più grave che in altri paese. Scontiamo anche qui un ritardo enorme. Nei paesi del nord-europa, ma anche in Spagna, i consessi civici hanno riformulato i paradigmi delle architetture cittadine, rimettendo al centro la possibilità di un incontro reale. La necessità di uno spazio fisico nel quale (ri)trovarsi è divenuta vitale. Nel nostro paese, da questo punto di vista, il divario tra nord e sud è ancora più forte di quello industriale e tecnologico.
Le città del centro-nord conservano in parte le loro piazze fisiche dove resistono bar, librerie; resistono luoghi dove è possibile incontrarsi. Qui al Sud, per larga parte il centro di aggregazione è il supermercato o il centro commerciale.
Lo spaesamento all'interno di questi luoghi lo conosciamo tutti: ciò che abbiamo sottovalutato e la ns trasformazione come individui quando messi in questa realtà.
La risposta non potrà che essere un nuovo modello culturale che rimetta al centro la persona. E benvenuto questo papa allora, che sta dando il via alla riformulazione di alcuni concetti che credevamo dimenticati e che vanno proprio in questa direzione.
Da dove si parte ? Non ho risposte certe, figuriamoci, ma credo che il lavoro grosso sia degli architetti e dei musicisti.
Agli architetti, gestori di volumi chiusi e aperti come li definiva un mio compianto professore, dovrebbe essere demandato il progetto, la concezione di nuove piazze, di nuovi centri, che non siano solo il posto dove bere un caffè e comprare il giornale ma diventino stabilmente i luoghi in cui si possa svolgere la vita civica e culturale di una comunità, di un territorio.
Ai musicisti, dispensatori di una cultura che supera le possibili divisioni della lingua parlata, dovrebbe essere affidato la concezione di programmi culturali che in queste nuove piazze fissino appuntamenti che le identifichino e che le conferiscano il ruolo di collante.
Pensiamo al lavoro del Maestro Abreu che dal Venezuela si è allargato al mondo.
I social, le piazze virtuali, il web si dovranno/potranno integrare in questi spazi fisici senza che ne prendano definitivamente il sopravvento. Realtà del genere già esistono in Francia e in Belgio: non parlo di cose impossibili. Esistono anche all'interno di grandi città, come i programmi di riqualificazione del Marais a Parigi.
Ci piaccia o meno, il riappropriarsi del tempo e dello spazio, è la battaglia che dobbiamo combattere.
Si ricordava che viviamo, grazie all'evoluzione tecnologica, in un mondo nel quale il tempo è un eterno presente e dove le generazioni non sono più distinguibili. Data l'assenza del tempo, il padre non potrà raccontare al figlio ciò che ha vissuto perché entrambi condividono un tempo, falso, che non li differenzia più.
Cotroneo attribuisce ciò anche al fatto che non ci sono più "cammini"; è difficile delineare dei percorsi individuali che poi vanno raccontati, comunicati e assimilati. I rapporti tra le persone avvengono in una piazza virtuale (web, tv, social) dove si sta tutti insieme e nello stesso istante tutti dicono le stesse cose. A mente fredda è un inferno che neanche Dante avrebbe immaginato così crudele.
Ieri sera, per quelle coincidenze alle quali sono affezionato, sono andato a sentire la presentazione di un saggio che si preannuncia molto interessante: "La questione giovanile bella società post-moderna" di Claudio Marotti (Ed Aguaplano). L'analisi che Claudio ci ha presentato nelle due ore che ha avuto a disposizione è stata semplice e lineare. La si può riassumere con il fatto che in pochi si sono accorti della mutazione antropologica avvenuta in pochi anni e che ha radicalmente modificato alla radice certi prerogative dell'essere umano. Claudio ha ricondotto la questione giovanile all'interno di questa mutazione antropologica quasi come un corollario.
Non voglio fare il sociologo da quattro soldi ma entrambe le voci, in modi e tempi diversi, raccontano la stessa cosa: l'inadeguatezza di modelli culturali che surrogano, per sete di profitto e/o semplicemente per ignoranza, l'essenza degli individui.
Credo, personalmente, che la situazione italiana sia più grave che in altri paese. Scontiamo anche qui un ritardo enorme. Nei paesi del nord-europa, ma anche in Spagna, i consessi civici hanno riformulato i paradigmi delle architetture cittadine, rimettendo al centro la possibilità di un incontro reale. La necessità di uno spazio fisico nel quale (ri)trovarsi è divenuta vitale. Nel nostro paese, da questo punto di vista, il divario tra nord e sud è ancora più forte di quello industriale e tecnologico.
Le città del centro-nord conservano in parte le loro piazze fisiche dove resistono bar, librerie; resistono luoghi dove è possibile incontrarsi. Qui al Sud, per larga parte il centro di aggregazione è il supermercato o il centro commerciale.
Lo spaesamento all'interno di questi luoghi lo conosciamo tutti: ciò che abbiamo sottovalutato e la ns trasformazione come individui quando messi in questa realtà.
La risposta non potrà che essere un nuovo modello culturale che rimetta al centro la persona. E benvenuto questo papa allora, che sta dando il via alla riformulazione di alcuni concetti che credevamo dimenticati e che vanno proprio in questa direzione.
Da dove si parte ? Non ho risposte certe, figuriamoci, ma credo che il lavoro grosso sia degli architetti e dei musicisti.
Agli architetti, gestori di volumi chiusi e aperti come li definiva un mio compianto professore, dovrebbe essere demandato il progetto, la concezione di nuove piazze, di nuovi centri, che non siano solo il posto dove bere un caffè e comprare il giornale ma diventino stabilmente i luoghi in cui si possa svolgere la vita civica e culturale di una comunità, di un territorio.
Ai musicisti, dispensatori di una cultura che supera le possibili divisioni della lingua parlata, dovrebbe essere affidato la concezione di programmi culturali che in queste nuove piazze fissino appuntamenti che le identifichino e che le conferiscano il ruolo di collante.
Pensiamo al lavoro del Maestro Abreu che dal Venezuela si è allargato al mondo.
I social, le piazze virtuali, il web si dovranno/potranno integrare in questi spazi fisici senza che ne prendano definitivamente il sopravvento. Realtà del genere già esistono in Francia e in Belgio: non parlo di cose impossibili. Esistono anche all'interno di grandi città, come i programmi di riqualificazione del Marais a Parigi.
Ci piaccia o meno, il riappropriarsi del tempo e dello spazio, è la battaglia che dobbiamo combattere.
lunedì 11 novembre 2013
fuoco
Con le macchine fotografiche è sempre conveniente usare la messa a fuoco manuale. Tipicamente, si 'sfuoca' di parecchio per poi ruotare la meccanica dell'obiettivo con una sensibilità più attenta.
Difficilmente intorno ad una data posizione si lavora di fino perchè potrebbe non cogliersi il dettaglio.
C'è bisogno di allontanarsi da quella posizione, inizialmente accettabile, per raggiungerne invece una più precisa.
Così dovrebbe essere anche con le nostre azioni.
La fotografia è una metafora semplice e potente di ciò che dovremmo fare tutti i giorni. Riesaminare criticamente le scelte prima di renderle definitive, essendo convinti che ciò che facciamo sia giusto.
Anche perchè nulla è mai definitivo e la (auto)critica la si può fare solo allontanandosi, 'sfuocando' e poi rimettendo a fuoco.
Spesso è necessario cambiare anche il punto di vista: fosse anche solo di un passo. Tutto cambia.
Difficilmente intorno ad una data posizione si lavora di fino perchè potrebbe non cogliersi il dettaglio.
C'è bisogno di allontanarsi da quella posizione, inizialmente accettabile, per raggiungerne invece una più precisa.
Così dovrebbe essere anche con le nostre azioni.
La fotografia è una metafora semplice e potente di ciò che dovremmo fare tutti i giorni. Riesaminare criticamente le scelte prima di renderle definitive, essendo convinti che ciò che facciamo sia giusto.
Anche perchè nulla è mai definitivo e la (auto)critica la si può fare solo allontanandosi, 'sfuocando' e poi rimettendo a fuoco.
Spesso è necessario cambiare anche il punto di vista: fosse anche solo di un passo. Tutto cambia.
"It's all out of focus
It's all, baby, so unclear
It's all out of focus
And nothing is revealed"
M. Jagger, Out of focus
mercoledì 6 novembre 2013
aria da capo (Gould esegue Bach)
Uno dei regali più belli che ho mai ricevuto è stato una coppia di CD. Mio fratello mi comprò le esecuzioni delle Variazioni Goldberg BWV 988 di J. S. Bach eseguite da G. Gould.Le esecuzioni erano una del 1955, l'altra del 1981 rimasterizzate per l'occasione dalla Sony.
La prima è questa (l'aria è il secondo brano).
La seconda invece è questa.
Ascoltandole di seguito si sente il racconto che fa Gould della sua vita. Il suono diventa con l'età più rarefatto ma non è triste. Si sente la consapevolezza del tempo passato e di una maturità che sottrae al suono per avvicinarsi, forse, all'idea stessa di suono. La prima esecuzione ci parla di un giovane che vuole conquistare il mondo, la seconda porta con sè lo sguardo di chi sa che i giorni stanno per finire e si affida all'arte per andare verso l'oscuro.
Sublime.
Buon ascolto.
La prima è questa (l'aria è il secondo brano).
La seconda invece è questa.
Ascoltandole di seguito si sente il racconto che fa Gould della sua vita. Il suono diventa con l'età più rarefatto ma non è triste. Si sente la consapevolezza del tempo passato e di una maturità che sottrae al suono per avvicinarsi, forse, all'idea stessa di suono. La prima esecuzione ci parla di un giovane che vuole conquistare il mondo, la seconda porta con sè lo sguardo di chi sa che i giorni stanno per finire e si affida all'arte per andare verso l'oscuro.
Sublime.
Buon ascolto.
sabato 2 novembre 2013
il libro dell'amore proibito (m. desiati)
Non sono stato capace di lasciarlo. Da quando ne ho iniziato la lettura, ho interrotto solo per dormire ed ho finito poco fa.
Una narrazione potente e dolce allo stesso tempo.
Veleno, protagonista maschile, difende l'amore e la bellezza del suo amore a costo di tutto e tutti. Contrappone questa bellezza, la bellezza che solo gli adolescenti sanno cogliere, alla giustizia che è un qualcosa che appartiene agli adulti. Una giustizia in cui i comportamenti vanno inquadrati, recintati, incasellati. Apparentemente si vuole capire perchè si sono create certe situazioni 'incresciose' ma nessuno in verità vuole veramente vedere. Perchè spesso vedere vuol dire vedersi.
Veleno è un Holden Caulfield che s'innamora di Donatella, sua insegnante. A questo amore consacra la sua vita, in modo lento ma inesorabilmente determinato.
Lo so che il paragone con Salinger è forte ma è ciò che penso. L'adolescenza è diventata anch'esso uno stereotipo perché è facile descriverla male. Perchè può far molto male descriverla bene.
Ancor più difficile è pensare che in quell'adolescenza si possa cristallizzare un momento perfetto che giustifica tutto il resto e che necessariamente non può più fregarsene di ciò che deve essere.
Veleno e Donatella sono quindi lo schiaffo in faccia al mondo di chi ama e sa che al di fuori dell'amore nulla ha più alcun senso. La 'giustizia', la 'famiglia', la stessa 'amicizia' restano parole vuote se non attraversate dall'amore sincero che loro vivono e al quale non vorranno mai rinunciare.
Alcune pagine di questo libro sono fortissime ed è difficile trattenere sorrisi e lacrime.
Nessuna parola in questo romanzo è superflua o imprecisa.
Ho scritto questo commento a caldo perchè volevo riportare le impressioni vive di chi è ancora con la testa nel libro. Un libro nel quale, alla fine, vorresti entrare e fare il bagno in mare con Nappi, Walter, Veleno e Donatella. Proprio così: giocare a spruzzarsi l'acqua addosso senza preoccuparsi dell'ora e del giorno ma solo guardandosi e ridendo, con la contentezza di ha trovato l'autenticità e non la baratterà più con nessun surrogato.
Buona lettura.
"Non tutte le cose belle sono giuste."
Una narrazione potente e dolce allo stesso tempo.
Veleno, protagonista maschile, difende l'amore e la bellezza del suo amore a costo di tutto e tutti. Contrappone questa bellezza, la bellezza che solo gli adolescenti sanno cogliere, alla giustizia che è un qualcosa che appartiene agli adulti. Una giustizia in cui i comportamenti vanno inquadrati, recintati, incasellati. Apparentemente si vuole capire perchè si sono create certe situazioni 'incresciose' ma nessuno in verità vuole veramente vedere. Perchè spesso vedere vuol dire vedersi.
Veleno è un Holden Caulfield che s'innamora di Donatella, sua insegnante. A questo amore consacra la sua vita, in modo lento ma inesorabilmente determinato.
Lo so che il paragone con Salinger è forte ma è ciò che penso. L'adolescenza è diventata anch'esso uno stereotipo perché è facile descriverla male. Perchè può far molto male descriverla bene.
Ancor più difficile è pensare che in quell'adolescenza si possa cristallizzare un momento perfetto che giustifica tutto il resto e che necessariamente non può più fregarsene di ciò che deve essere.
Veleno e Donatella sono quindi lo schiaffo in faccia al mondo di chi ama e sa che al di fuori dell'amore nulla ha più alcun senso. La 'giustizia', la 'famiglia', la stessa 'amicizia' restano parole vuote se non attraversate dall'amore sincero che loro vivono e al quale non vorranno mai rinunciare.
Alcune pagine di questo libro sono fortissime ed è difficile trattenere sorrisi e lacrime.
Nessuna parola in questo romanzo è superflua o imprecisa.
Ho scritto questo commento a caldo perchè volevo riportare le impressioni vive di chi è ancora con la testa nel libro. Un libro nel quale, alla fine, vorresti entrare e fare il bagno in mare con Nappi, Walter, Veleno e Donatella. Proprio così: giocare a spruzzarsi l'acqua addosso senza preoccuparsi dell'ora e del giorno ma solo guardandosi e ridendo, con la contentezza di ha trovato l'autenticità e non la baratterà più con nessun surrogato.
Buona lettura.
"Non tutte le cose belle sono giuste."