Tutte le mattine accompagno i miei ragazzi a scuola. L'ultima fermata che faccio è vicino al liceo; lì c'è, all'angolo, la sede INPS di competenza.
Tutte le mattine, da quando è iniziato l'anno scolastico, vedo la fila di persone che attendono l'apertura delle 8:30. Ho imparato a riconoscere certi volti.
C'è quello sprezzante che è lì e non aspetta altro che avere la carta che gli consentirà di tirare avanti senza far nulla per un altro po'. C'è quello nuovo che visibilmente non è avvezzo a quella situazione e fa domande, parlando in continuazione.
Poi ci sono quelli a capo chino, distratti come se guardassero in una direzione nota solo a loro. Fumano magari e si nascondono dietro quei gesti. Sono volti che in qualche modo ti tornano anche familiari: in provincia sembra che tutti si conoscano.
Sono silenziosi, dimessi, sembra palpabile un senso come di vergogna di quella situazione.
È gente che un lavoro l'aveva e magari era di quelli 'buoni', intendo di quelli con contratti accettabili. Oppure erano ben pagati perchè l'azienda fioriva anno dopo anno.
Poi la crisi.
I primi stipendi non pagati, stai tranquillo le cose si aggiustano, ti pago questo mese a metà per il resto vedremo, forse un po' di ripresa ci aiuterà . . . . e ci si ritrova disoccupato, disoccupata. E poi quando finisce il sussidio che faccio, come farò, ho quasi 50 anni, chi mi prende . . . . le domande, le preoccupazioni si percepiscono, anche se io li vedo dal vetro della mia auto, di
passaggio.
A volte, ma molto raramente, si scorge un sorriso: l'azienda riapre, mio cognato apre un negozio e ha detto che mi prende con lui, ho deciso mi metto a vendere la mozzarella, . . .
Più spesso c'è in quei visi un misto di disperazione malcelata, ma anche uno sguardo ancora animato da un filo tenue di speranza. Forse perchè a casa ci sono bambini che aspettano, altre speranze da non disilludere.
A queste persone dovrei, dovremmo pensare sempre. Perché potremmo essere noi.
Siamo noi.
Tra meno di un mese si vota.
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giovedì 31 gennaio 2013
lunedì 28 gennaio 2013
studio di un ciliegio in inverno
formazione, persistenza e cancellazione dei ricordi
Sono sempre stato affascinato dalla meccanica delle emozioni e quindi del cervello.
Il neurone (ovvero il sistema assone-dendrite) è forse la più meravigliosa tra le meraviglie del corpo umano.
I segnali elettrici possono attivare innumerevoli possibilità di connessione e quindi la formazione dei ricordi, delle emozioni, è simile a percorsi creati e scelti in un divenire continuo. I percorsi non sono prestabiliti ma esistono le condizioni affinché essi possano essere creati e poi attivati.
La composizione del ricordo (o dell'emozione, o della sensazione) è quindi, in ultima analisi, un paesaggio.
Un paesaggio di strade percorribili e percorse. E' la formazione, tra infinite possibilità, di quelle strade che in sostanza compongono il nostro essere. Potremmo dire che c'è un 'pattern' che ci qualifica nella nostra unicità.
La nostra vita allora è la formazione, la persistenza e poi la cancellazione di questi paesaggi. Di questi ricordi.
La madeleine di Proust è un profumo (un'immagine, una musica, una carezza, un sapore) che attiva una di quelle strade ed essa viene ripercorsa risvegliando tutte le emozioni, i pensieri, le sensazioni che appartenevano a quel paesaggio. Ridisegnandolo.
Ho utilizzato allora, due inverni fa, il mio caro ciliegio come modello.
I suoi rami spogli d'inverno somigliano molto alle connessioni cerebrali. Ho annullato tutte le sfumature e sono passato a tre soli colori: bianco, nero e rosso. La complessità l'ho lasciata agli intrecci e non nella composizione cromatica.
E' una serie da 11 che va letta come una storia. Si trova qui in forma completa: formazione, persistenza e cancellazione dei ricordi.
Qui riporto la mia preferita. Buona visione.
Sono sempre stato affascinato dalla meccanica delle emozioni e quindi del cervello.
Il neurone (ovvero il sistema assone-dendrite) è forse la più meravigliosa tra le meraviglie del corpo umano.
I segnali elettrici possono attivare innumerevoli possibilità di connessione e quindi la formazione dei ricordi, delle emozioni, è simile a percorsi creati e scelti in un divenire continuo. I percorsi non sono prestabiliti ma esistono le condizioni affinché essi possano essere creati e poi attivati.
La composizione del ricordo (o dell'emozione, o della sensazione) è quindi, in ultima analisi, un paesaggio.
Un paesaggio di strade percorribili e percorse. E' la formazione, tra infinite possibilità, di quelle strade che in sostanza compongono il nostro essere. Potremmo dire che c'è un 'pattern' che ci qualifica nella nostra unicità.
La nostra vita allora è la formazione, la persistenza e poi la cancellazione di questi paesaggi. Di questi ricordi.
La madeleine di Proust è un profumo (un'immagine, una musica, una carezza, un sapore) che attiva una di quelle strade ed essa viene ripercorsa risvegliando tutte le emozioni, i pensieri, le sensazioni che appartenevano a quel paesaggio. Ridisegnandolo.
Ho utilizzato allora, due inverni fa, il mio caro ciliegio come modello.
I suoi rami spogli d'inverno somigliano molto alle connessioni cerebrali. Ho annullato tutte le sfumature e sono passato a tre soli colori: bianco, nero e rosso. La complessità l'ho lasciata agli intrecci e non nella composizione cromatica.
E' una serie da 11 che va letta come una storia. Si trova qui in forma completa: formazione, persistenza e cancellazione dei ricordi.
Qui riporto la mia preferita. Buona visione.