Quando ancora il caldo non è esploso anche la luce sembra essere dolce. Il primo gesto è mettere la macchinetta del caffè sul fuoco. Nel frattempo accendo il telefono e controllo un minimo la posta elettronica. Mi siedo e scrivo note cartacee come promemoria per le cose importanti da fare nella giornata. Verso il caffè nella tazzina e lo bevo lentamente.
Poi inizio a prepare la borsa per il lavoro. Computer, chiavi, bancomat, carta di credito, bollettini eventuali da pagare, libri.
Gesti ripetitivi ma che per me hanno un significato enorme, quando la routine è serena e la giornata si avvia senza avere grandi problemi. Poi passo alle mie abluzioni mattutine cercando di vincere la solita pigrizia ma senza dubbio a primavera è tutto più facile.
Mi vesto con calma e poi metto la seconda macchinetta di caffè sul fuoco. Controllo che i ragazzi dormano in pace e preparo due tazzine: una per me, una per lei.
Le porto il caffè e la saluto con un bacio.
Esco, spesso non è ancora del tutto giorno, metto in moto e vado.
In macchina penso a quelli che amo, a ciò che mi ha colpito; a modo mio, prego.
Ci sono dei tratti precisi del tragitto che mi porta al lavoro dove mi riesce facile pregare. Non saprei spiegare bene perchè. Spesso è un ringraziamento per le persone che ho avuto nella mia vita presenti e passate. Spesso è respirare forte per capire come affrontare le difficoltà, affidandosi.
Lancio pensieri anche per persone che magari ho intravisto per pochi secondi.
Rincorro anche per qualche istante i miei sogni, semplici in fondo: sapere scrivere un libro giallo, diventare un grande fotografo, comprarmi una casa in riva al mare, sulla sabbia proprio.
Poi entro in tangenziale, mi infilo nel traffico, accendo la stereo e la giornata inizia veramente.